Era esattamente un anno fa quando Vasco tramite Facebook incitava provocatoriamente Luciano Ligabue a “mangiare tanta polenta” (parole sue) prima di poter essere paragonato al rocker di Zocca, salvo poi essere smentito dalla portavoce del cantante, Tania Sachs, secondo la quale il post sarebbe stato da attribuire all’attacco di un hacker.
Ma questa volta sarà davvero difficile smentire l’ultimo attacco di Vasco ad artisti che hanno scritto una pagina importante della storia della musica italiana, attacco postato in una nota intitolata “L’altra autobiografica” lo scorso sabato sera. Il rocker di Zocca, infatti, da libero sfogo ai suoi pensieri, scrivendo che i rapporti tra gli artisti italiani sono solo di facciata, ricordando alcuni degli incontri che in passato ha avuto con i suoi colleghi.
La prima testa a cadere, nel post s’intende, è quella di Claudio Baglioni, del quale Vasco scrive: “Cosa fai, allora, quando incontri un cantante che consideri un perfetto imbecille per le cose che canta? Quando ti trovi di fianco ad uno che, secondo te, dovrebbe andare a zappare la terra, piuttosto che continuare a frignare stupide canzoni che sono tutte la stessa lagna? Canzoni lagnose che non sopporti, ma non glielo puoi dire certo in faccia. Allora lo guardi solo negli occhi, ma in un certo modo provocatorio ed inequivocabile, aspettando (e sperando!) che abbia almeno una qualsiasi reazione visibile, che dica anche soltanto una parola, per poter scatenare una battaglia dialettica, per fargli qualche battuta cattiva ma sincera, qualche critica impietosa ma oggettiva. Quando incontri un Baglioni, insomma, che per te impersona… che per te è l’emblema… delle musichette da sala d’attesa… Con testi che non raggiungono neanche il livello dei peggiori discorsi sul più e sul meno, infarciti dei soliti luoghi comuni, come quelli che si fanno per ammazzare il tempo quando si sta in fila alle Poste o che fanno tra loro le signore dal parrucchiere durante una messa in piega…”.
L’inatteso attacco, sebbene Vasco ci abbia ormai abituati a queste uscite, infelici per alcuni, sincere per i suoi sostenitori, si rivolge poi a Pierò Pelù, leader dei Litfiba, di cui il rocker dice: “Allora, magari, ti ritrovi di fianco a Pelu’… e lo osservi un attimo. E pensi che ancora non hai capito se canta per scherzo e fa del rock per caso, o se in fondo si diverte soltanto… per sesso! Certo non hai ancora capito nemmeno un suo testo. Tutti quegli ululati poco funzionali e tutte quelle gratuite distorsioni vocali continue, che sottomettono il significato delle parole al solo fine dello spettacolo e della recitazione, sono tanto lontani dalla tua concezione di “canzone” e di “musica rock” che finisce che uno come lui, poi… ti sembra un UFO”.
Ad essere colpito anche “Wolfang Amadeus Minghi”, così lo definisce Vasco, scrivendo: “Può venirti proprio voglia di smontarlo un po’, di dirgli che la sua aria da fenomeno musicale e il suo modo di tirarsela ti fanno pena, che sono solo un triste squallore, il risultato di una presunzione eccessiva che ha perso ogni contatto con la realtà, quella vera. E sì… E alla fine glielo dici pure! E lui non fa una piega, resta sordo ed isolato nel suo mondo fatto di favole e di preghiere”.
Qualche parola di stima da parte del rocker di Zocca solo per Zucchero, che “si mette a competere con te a suon di dischi pieni di splendide ed orecchiabili… e travolgenti musiche, complete di arrangiamenti davvero ben confezionati. C’è sempre qualcuno che ti ritrovi regolarmente avanti nelle classifiche, e che raccoglie sempre un po’ più di pubblico di te nei concerti… e che vorresti strozzare!”.
Che anche i grandi, a volte, soffrano di invidia? Il dubbio è forte, ma una cosa è certa: qualcuno dovrebbe impartire lezioni di comunicazioni a Vasco… laurea honoris causa in Scienze della comunicazione a parte!
