Il mondo globalizzato nel quale viviamo ci pone davanti quesiti ed ostacoli, difficoltà e, non da ultimo, ci spaventa (specie negli ultimi anni). Ci si rende conto che si tratta non solo di un fenomeno riguardante le merci, la loro produzione ed il loro scambio, ma ancor più gli esseri umani, le loro idee, i loro modelli e le loro esigenze.
L’esperienza ci dimostra che, tradizionalmente, vi sono due strade per reagire ad una situazione simile: da un lato l’isolamento, dall’altro l’apertura.
Decidendo di adottare questa seconda prospettiva, l’elemento della conoscenza delle lingue straniere assume un ruolo decisivo: primo veicolo di comunicazione, la conoscenza degli idiomi del mondo permette di controbattere alle sfide della modernità con uno strumento affilato, indipendentemente dal settore, o dal background personale o dalle specifiche esigenze (dalla necessità di migliorare il proprio livello in una lingua straniera per accedere a posti di lavoro altrimenti preclusi; alle necessità di tipo turistico; al bisogno di comunicare con l’altro, in un mondo sempre più interconnesso che annulla le distanze).
È evidente, quindi, come lo studio delle lingue debba uscire dagli spazi angusti che spesso gli sono stati riservati in passato: una collocazione che ne faceva, sino a non molti anni or sono, poco più di un vezzo da specialisti: è necessario diventi patrimonio davvero comune, una sorta di pre-requisito vitale per tutti coloro che abitano sulla Terra.
Ma, in fondo, esse fanno parte dei programmi scolastici da molti decenni un po’ dappertutto: anche in Italia i giovani hanno, settimanalmente, il loro paio d’ore di inglese (o francese o tedesco) sin dalle scuole elementari. Tuttavia, le statistiche parlano chiaro: il nostro paese staziona con costanza disarmante agli ultimi posti della graduatoria dei paesi europei quanto a conoscenza delle lingue straniere.
Infatti, indipendentemente dalle fasce d’età, gli italiani che conoscono almeno una lingua straniera sono la metà (a volte meno) rispetto a quelli di Francia o Germania.
Dunque, qual è il problema? Sempre più chiaramente emerge un’inadeguatezza in termini di metodologia didattica, che produce a sua volta un insufficiente apprendimento: 10 anni (come minimo) sui libri d’inglese (tanto per fare l’esempio più diffuso) non sono in grado di produrre nulla più di qualche hello o goodbye, per non citare l’abusato the pen is on the table…
È importante invece che il metodo didattico, oltre che funzionale deve essere personalizzato per accompagnare gli studenti nel loro personale percorso di apprendimento, così come avviene per l’Istituto Linguistico Mediterraneo.
Da qualche tempo è in uso una nuova metodologia didattica, che pare ovviare ai limiti dell’insegnamento tradizionale: il metodo “blended”, in cui la New Way School di Brescia è realmente all’avanguardia.
Tradizionalmente, lo studio della lingua straniera era (ed in gran parte ancora è) affidato a testi e lezioni frontali “classiche”: si parte da un dialogo presente sul testo ed attorno a quello si studia la grammatica coinvolta. Si tratta dello sviluppo di una sola delle quattro abilità di cui si compone la competenza linguistica: quella della comprensione della lingua scritta (il reading in inglese). A fianco di quest’ultima, ma in posizione del tutto trascurata, risulta esservi la comprensione della lingua orale (il listening).
Ciò che si è sempre colpevolmente trascurato è l’elemento, al contrario fondamentale, rappresentato dal fatto che vi sono anche due abilità concernenti la produzione linguistica (orale e scritta): lo speaking ed il writing.
L’apprendimento efficace di una lingua deve avvenire tenendo nel dovuto conto tutte e quattro le aree citate, senza che nessuna venga trascurata.
Ecco la motivazione di fondo della scelta della New Way School di Brescia: il metodo blended le potenzia in egual misura, con il supporto determinante dato dalla tecnologia.
Ogni iscritto ha infatti a disposizione, oltre al materiale cartaceo (curato e rinnovato), una piattaforma personalizzata per esercitarsi a proprio piacere, a casa propria o in sede: a seconda del livello di partenza, lo studente può contare su uno strumento, facile ed intuitivo, che, oltre ad una serie specifica di esercizi che partono da una lettura abbinata ad un ascolto, vede presenti attività di interazione e di uso concreto della lingua (chat dedicate, corrispondenza on line con altri iscritti in giro per il mondo, articoli e video esclusivi della BBC, audio e script scaricabili, articoli di giornale corredati da esercizi extra diversificati a seconda del livello, vocabolario specifico, giochi didattici interattivi, forum).
L’aggettivo personalizzata non è usato a caso: questa piattaforma unica è personalizzabile, nel vero senso della parola. Un vestito totalmente a misura del singolo apprendente: è possibile per lo staff New Way School, infatti, creare lezioni ed attività sulla base di specifiche esigenze e richieste, indipendentemente dal livello dello studente in quel momento e caricarle sulla piattaforma, cui solo il singolo iscritto ha accesso; il tutto costantemente supervisionato da docenti in grado di inviare quotidiani feedback sull’attività svolta, nonché consigli, rimandi e suggerimenti.
A completare il tutto vi sono poi le lezioni a scuola, di approfondimento o di conversazione, in cui il docente utilizza strumenti tecnologici di alto livello, a cominciare dalle lavagne interattive, che consentono di accedere a video ed audio durante le lezioni in aula (la vecchia lavagna con tanto di gesso è davvero un ricordo…).